“Voglio mangiare la pizza! Solo
la pizza!” Trovarsi in zona Navigli, a Milano, e vedersi costretti, per colpa
dei capricci del pupo, a ripiegare su una pizzeria quando ci si trova in una
delle zone del capoluogo lombardo più popolate di ristoranti ed osterie, è un
boccone amaro da mandare giù. Boccone che per la quiete familiare si cerca di
digerire al più presto convinti che almeno in questo modo il piccolo di casa non
terrà il muso per tutto il tempo del pranzo e soprattutto non salterà il pranzo,
avendo scelto lui questa volta il menù. Succede così, che dopo aver tentato
invano di convincere il “piccolo gourmet” a provare la cucina toscana, ad
assaggiare qualche specialità pugliese o sicula, esausti, si ceda alla sua richiesta
di nutrirsi del piatto più tricolore che c’è: la pizza. Per (sua) fortuna non
una pizza qualsiasi (siamo o non siamo sui Navigli a Milano!). Ma quella della Pizzeria
Naturale (oltre alla
sede in via Porta Ticinese 79, ce n’è una anche in via De Amicis 24), forse poco nota ma da provare
assolutamente perché preparata
con una miscela speciale di 5 tipi diversi di farina (un misto di 00, kamut e
farro) e cotta in forno a legna. Un mix tale da renderla unica: sottile, croccante,
gustosa e molto leggera. Ad arricchirla ingredienti come la mozzarella di
Bufala, la burrata, il gorgonzola, il salame piccante, il prosciutto crudo, il
brie e chi ne ha più ne metta. Non a caso alla prima fetta ingurgitata, il
bimbo ha esclamato: “Questa pizza è buonissima!”.
Un’infinità poi (questa volta per la gioia dei grandi!) i piatti tra primi e secondi tra cui scegliere. Noi abbiamo optato per una bruschetta da auto comporsi (ottimo il pane casereccio su cui a piacere abbiamo versato paté d’olive, pomodorini a pezzettoni e cubetti di guanciale); un piatto di capunti pugliesi conditi con broccoli e acciughe (avanzato causa porzione troppo generosa); un piatto di carne ai ferri e un pesce persico alla milanese. Per concludere in bellezza avremmo, e sottolineo avremmo, potuto scegliere tra una lista infinita di dolci casalinghi: enormi coppe al cioccolato, crème bulée e l’immancabile tiramisù. Ahimè, abbiamo desistito accontentandoci di un semplicissimo caffè.
Un’infinità poi (questa volta per la gioia dei grandi!) i piatti tra primi e secondi tra cui scegliere. Noi abbiamo optato per una bruschetta da auto comporsi (ottimo il pane casereccio su cui a piacere abbiamo versato paté d’olive, pomodorini a pezzettoni e cubetti di guanciale); un piatto di capunti pugliesi conditi con broccoli e acciughe (avanzato causa porzione troppo generosa); un piatto di carne ai ferri e un pesce persico alla milanese. Per concludere in bellezza avremmo, e sottolineo avremmo, potuto scegliere tra una lista infinita di dolci casalinghi: enormi coppe al cioccolato, crème bulée e l’immancabile tiramisù. Ahimè, abbiamo desistito accontentandoci di un semplicissimo caffè.
Tra
le tante pizzerie presenti a Milano questa si distingue non solo per l’utilizzo
di materie prime integrali o di provenienza biologica, e la scelta di servire
solo cibo bio accompagnato da vini e birre eticamente corrette, ma anche per il
fatto di essere un posto a misura di famiglie (e comitive), nonostante si trovi
in zona Porta Ticinese, che per antonomasia family friendly
proprio non è. Ciò che ci ha colpito subito del locale sono i tantissimi
coperti (180 nella sola sala principale
interna circondata da gigantesche colonne porta-vino ed un'enorme e
fantastico lampadario creato con un intreccio di fili di ferro), tanto
da ribattezzarlo subito “mensa aziendale”, e l’arredo casereccio dello
stesso (non c’è un tavolo di formica e una sedia uguale all’altra). Particolari
che rendono questo posto ideale per famiglie (e comitive) con figli di
qualsiasi età (a disposizione dei clienti seggioloni e, nella toilette, un metro
da parete nel caso si venga presi dalla spasmodica curiosità di sapere quanto è
cresciuto il pupo dopo averlo fatto mangiare), e con cani di qualsiasi taglia (a
dar loro il benvenuto, fuori dal locale, una ciotola colma d’acqua). Pianti,
lamenti e latrati qui corrono il rischio di passare completamente inosservati o
almeno in secondo piano. In tutto il locale il brusio è infatti una costante. Per
non parlare di quel continuo scampanellio di campanelli con cui i pizzaioli
avvertono che c’è una pizza appena sfornata che aspetta di essere portata a un
tavolo.
Così
anche se avremmo preferito mangiare in un posto più raffinato, con tovaglia e
tovaglioli di stoffa e non di carta (ovviamente più pratici in presenza di
bambini), siamo rimasti particolarmente colpiti dall’ambiente informale e
soprattutto dalla leggerezza del cibo (il conto non troppo). Tanto che,
riflettendo sulla giornata trascorsa, i commenti prima di
andare a dormire sono stati: “Mamma dovremmo ritornarci lì dove abbiamo
mangiato la pizza. Era proprio buona”. Se questo non è indice di cucina di
qualità, ditemi voi cos'è.