giovedì 26 luglio 2012

Una sommelier per amica

Non c'è dubbio che il posto migliore dove trascorrere una serata in compagnia degli amici, senza darsi un gran da fare per trovare, ovviamente all'ultimo minuto, una baby-sitter per uscire la sera, è casa propria. Ma avere ospiti implica ovviamente qualche grattacapo. Per esempio. Alzi la mano chi non si è mai, almeno una volta nella vita, interrogato su quale vino offrire agli ospiti. Oppure su come servirlo, con quali cibi abbianarlo.Se siete tra quelle che di vino ne capiscono poco e non hanno la fortuna di avere un marito sommelier al loro fianco in cucina, non resta che farsi amica Adua Villa, sommelier professionista e affascinante divulgatrice enologica. Come?

Semplicissimo. Acquistando il suo ultimo libro. Pagina dopo pagina di Una sommelier per amica -Come scegliere i vini migliori (senza svenarti) per ogni occasione (Sonzogno Editore), in libreria dal 5 settembre, questa delizia dell'esistenza non avrà più segreti per voi.

Dalla semplice lettura dell'etichetta di una bottiglia a come questa va aperta e servita; dai migliori vitigni italiani all'analisi sensoriale fino alle sorprendenti combinazioni dei cocktail a base di vino, Adua Villa nel suo libro suggerisce come entrare nel modo giusto nel mondo del vino e consiglia come poter avere un consumo equilibrato e responsabile di vino e soddisfazione dei sensi.

Un itinerario a denominazione di origine controllata, dunque, pieno di piacevoli sorprese, arricchito da tanti consigli utili e pratici, e dal fuoco di un racconto così intenso che, forse, potrebbe finire per appassionare anche gli astemi.

Adua Villa è sommelier Master Class, consulente eno-gastronoma e docente nei corsi di formazione dell'Associazione Italiana Sommellier. Per dieci anni ha preso parte a La prova del cuoco, è conduttrice di Le stagioni su Alice tv ed è la voce femminiledi Decanter su Radio Due. Cura rubriche di gusto e vini su «Libero», «La Freccia» il mensile delle Ferrovie Italiane, è consulente per leiweb.it e saporie.com ed è tra gli organizzatori di Hitweek, il festival più seguito nel mondo di musica e italian food. I suoi consigli enogastronomici sono apparsi in SOS cuoca di Palma D'Onofrio (Sonzogno) e Pomodori sull’orlo di una crisi di nervi. La vera cucina gay in Italia di Alessandro Fullin e Stefano Chiara.

Cucina affittasi

L'idea di affittare un ristorante e di cucinare personalmente per i miei ospiti mi alletta proprio. Sono sicura che qualche d'uno obbietterà subito che invitare gli amici a cena fuori e mettersi dietro ai fornelli sia una cosa da pazzi. Perché far tanta fatica quando c'è uno chef che può pensare tutto a lui? Io, invece, trovo la cosa molto divertente. Cucinare in una cucina professionale deve essere molto eccitante.


A Milano è possibile cucinare in abito da sera e servire gli amici-ospiti contattando Kook sharing (kooksharing.it). Uno spazio ristorante nato dall'idea di due giovani ventenni milanesi, Claudio Garosci e Valeria Baggia, che affittano un locale, aperto 24 ore su 24, dotato di ben  tre cucine professionali, in zona Isola. 

Per chi invece preferisce far accomodare i proori ospiti in un risotrante "vero" c'è Al Graspo De Ua Restaurant Lounge (nella foto a destra) di San Marco, nella centralissima Rialto, a Venezia, a pochi passi dai mezzi pubblici e privati., che, dopo aver recentemente rinnovato gli arredi, ha aperto le porte dei suoi accoglienti locali per andare incontro ai sogni e alle passioni dei clienti. Su richiesta, il ristorante mette a disposizione il supporto di camerieri, barman, chef, fotografi e musica dal vivo. Modici i costi per poter disporre degli spazi. Al Graspo De Ua Restaurant Longe  ai 150 euro come contributo per riordino e pulizie, vanno aggiunti i coperti effettivi e le bevande consumate. 
Un'esperienza sicuramente da provare. Magari in occasione di un anniversarfio di nozze o di un compleanno.Difficile non sentirsi a casa.

domenica 22 luglio 2012

Il luogo di Aimo e Nadia

Tra i ristoranti da provare almeno una volta nella vita c’è sicuramente il luogo di Aimo e Nadia. Nato nel 1962 in via Montecuccoli, zona periferica di Milano, dove tuttora ha sede, per volontà di Aimo Moroni e Nadia, che qui hanno trascorso una vita insieme come martito e moglie, oltre che come inseparabili collaboratori in cucina, da semplice trattoria, nel corso degli anni, si è trasformata in uno dei simboli della gastronomia top  milanese. Che, a differenza di quanto si possa immaginare, portafogli permettendo (conto sui 90/110 euro a testa, bevande escluse), può rivelarsi il luogo ideale anche per una cena in famiglia. Meglio però con figli non più in età da passeggino (i tre gradini all’ingresso del ristorante non sono forse lì per caso).
Nonostante l’interno del ristorante, come già si intuisce guardando la facciata d’ingresso del locale dall’esterno, ricordi una galleria d’arte (alle pareti quadri di Paolo Ferrari, sui tavoli sono disseminate sculture, le poltroncine riproducono scorci di paesaggi che fanno somigliare a piccoli gioielli di design) l’ambiente è molto familiare (basta non fare caso al continuo movimento dei camerieri). A far respirare aria di casa è soprattutto lui: Aimo. L’uomo che ha fatto la storia della cucina italiana e che ora, nonostante non sia più dietro i fornelli, dove vi ha trascorso quarant’anni con la moglie Nadia, rimane l’anima del locale, oltre che un anfitrione senza eguali (a guidare il ristorante ora c’è la figlia Stefania, insieme a Nicola Dell’Agnolo, maître di sala, e a Fabio Pisani e Alessandro Negrini, i giovani cuochi che hanno raccolto il testimone di Aimo e Nadia).
Con la sua voce pacata ed educata Aimo è sempre in sala, gira tra i tavoli e dispensa consigli e racconta aneddoti di vita (in ottant’anni di cosa ne avrà viste!). Ecco allora che come un qualsiasi nonno (Aimo ha tre nipotini di 3, 5 e 7 anni) si dimostra, lasciatemi dire con cognizione di causa, molto preoccupato sulla qualità del cibo usato nelle mense scolastiche (si sa che Aimo è uno dei più grandi selezionatori di materia prima); ci consiglia di portare il piccolo a Collodi (Aimo è di origine toscana) e mentre il bimbo dimostra d'apprezzare molto il pane intinto nell'olio di Nocellara del Belice, ricorda i tempi in cui da bambino quello era il suo pranzo.
Trovarsi così vicino a un mostro sacro della cucina devo dire fa un certo effetto (ovviamente solo a noi adulti, una volta pagato il conto Giulio si lascerà andare a uno spontaneo abbraccio con Aimo). Anche perché siamo o non siamo abituati a vederli (anzi a non vederli) sempre e solo in cucina.
E così mentre noi ci interroghiamo sul segreto del successo degli spaghetti al cipollotto, piatto cult del locale (in carta dal ’65); se era il caso di trasformare il Tiramisù in Tirami Sud, omaggio di Aimo ai 150 anni dell’Unità d’Italia e ai suopi sapori (il mascarpone Lombardo incontra i capperi di Pantelleria canditi al miele); su quale miscela di caffè scegliere (in lista ce ne sono ben tre tra cui optare), a riportarci alla realtà ci pensa il nostro piccolo di casa che, alla luce dei suoi sette anni, sintetizza così la serata: "Buonissima questa pasta al pomodoro".  Del resto quando una pasta è fatta con grandissime farine il condimento può anche essere un filo d'olio, anzi di pomodoro. Peccato solo che il conto sia così salato. 

domenica 15 luglio 2012

Il ristorante che fa bene allo spirito


Mai pensato di contribuire alla costruzione di un pozzo in Etiopia semplicemente uscendo a  cena con gli amici?  Succede da Il Buongustaio